Si può fare!

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Si può fare!

“Si – può – fare!”

 

È motivo di gioia per me, come insegnante, riportare qui un articolo scritto da un allievo del nostro Dojo. Scoprite cosa “Si – può – fare!”. A volte basta poco per poter proseguire sulla Via. Buona lettura.

La pandemia globale causata dal Sars Covid-19, ci impediva di praticare la nostra arte marziale. Così ho sentito la necessità di fare qualcosa per poter praticare in casa. Poter proseguire negli allenamenti e nella ricerca così bruscamente interrotta.

Dopo le prime ore di movimenti come tenkan, irimi, kaiten o attacchi come shomenuchi, yokomenuchi, tsuki, sentivo quanto questo non fosse sufficiente per me.

Così, dopo una delle lezioni in webcall con il Sensei, ho pensato che, praticando con un bokken avrei potuto migliorare i miei allenamenti.

Averlo un bokken. Faccio una breve ricerca sul web. Mi rendo conto che tra costo e giorni di attesa per la spedizione, vista la situazione sanitaria, avrei fatto prima a costruirlo.

Così ho iniziato a studiare su internet come poter fare, chiedo al Sensei e ai Senpai, facendomi un’idea sulle diverse dimensioni che avrebbero dovuto avere le diverse parti del bokken. Appunto tutto su un foglietto. Sono quasi pronto.

Sì. Quasi. Ora devo trovare il materiale in cui intagliare il mio bokken. La realizzazione di un bokken non richiede molti materiali, anzi ne richiede uno: un blocco di legno che abbia le dimensioni adeguate a contenerlo. Avendo fatto un anno fa i lavori in casa, depositati in cantina, sono avanzati i braghettoni di due porte che ho spostato dalla loro originaria collocazione. Se le misure fossero adeguate sarebbe perfetto. Non so perché, ma trovo sia molto bello che un pezzo della casa trovi vita nuova nel mio bokken.

Ok, ora è tutto pronto. Fisso la trave al morsetto. Matita e progetto alla mano traccio sul legno le linee lungo le quali smussare, levigare, assottigliare, arrotondare, intagliare.

 

 

 

Per sgrossare le prime parti provo ad usare il flessibile, ma risulta troppo aggressivo. Brucia e rovina il legno. Così estraggo la pialla a mano e, rimboccate le maniche, inizio a lavorare.

Il lavoro di pialla si rivela essere il migliore per disegnare le curve e ottenere le parti piatte della nagasa lignea. Inoltre, mentre la pialla scorre sul legno, a volte levandomi il fiato per lo sforzo, realizzo che se avessi usato il flessibile, avrei utilizzato l’energia elettrica, rovinando forse l’autenticità e la purezza del lavoro. Invece la pialla è mossa solo dalla mia energia, permettendomi di ottenere qualcosa forgiato attraverso unicamente il mio sforzo fisico.

 

                   

 

Finito questo lavoro il più è fatto e il mio bokken ha l’aspetto che desideravo. Raspa e cartavetro arrotondano gli spigoli della tsuka e rifiniscono la nagasa lisciando le rugosità lasciate dalla pialla.

Orgoglioso del risultato ottenuto torno in casa, ripulisco dalla polvere il mio bokken e sono pronto ad eseguire la mia tecnica sul virus fino in fondo.

 

           

 

Ma qualcosa ancora non mi fa sentire a mio agio nell’uso dell’arma.

Ancora un passaggio per ridurre le dimensioni della tsuka e alleggerire la nagasa. Ora la tecnica risulta più fluida.

Ho trovato come liberarmi dalla presa della pandemia. Un’arma per affrontarla insieme.

Attraverso la realizzazione del mio bokken ho dimostrato a me stesso che nonostante la clausura ero più che libero di muovermi. Ora, con esso, posso proseguire sul mio cammino alla ricerca della Via migliore per armonizzarmi con il percorso che mi si propone ad ogni passo.

 

 

L’amico Uke

Shugyo Dojo Musubi Genova.