Kaname Ariga Shihan in Italia 2024

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Kaname Ariga Shihan in Italia 2024

Il 24 e 25 febbraio a Napoli è arrivato Kaname Ariga Shihan per condurre il suo secondo seminar in Italia.

Se la splendida città di Napoli ha fatto da cornice, i praticanti di Aikido arrivati da molte parti
del nostro paese e dall’estero sono stati come quelle pennellate decise, variopinte e variegate che
compongono un quadro. Il pittore che ha deciso cosa volesse rappresentare sulla tela del tatami è
stato proprio Ariga Shihan. La cosa che colpisce di più di Kaname Ariga è il suo modo di proporsi
alla platea che ha di fronte. Non è il classico Maestro che sale in cattedra e fa cadere dall’alto una
conoscenza solo per gradi alti, intenzionalmente farcita di concetti quasi impossibili da decifrare
dove fa sentire i praticanti sul tatami a disagio piuttosto che in pace con loro e con ciò che li
circonda. Le sue spiegazioni sono volte alla comprensione del suo messaggio in modo tale che
chiunque lo ascolti, nonostante non si esprima in italiano ma ci sia una persona che traduce, arrivi
chiaro e penetri nel praticante. Ma lui non si limita a questo. Dopo aver mostrato qualcosa e aver
dato il via alla pratica di tutti, gira sul tatami lavorando con ognuno facendo sentire e spiegando
ulteriormente, quando si accorge che qualcosa nella persona che gli sta di fronte non è arrivato,
ciò che voleva trasmettere.

 
Passa dal ruolo di tori a quello di uke in un attimo, mostra ciò che considera gli errori in cui ognuno
di noi, dan o kyu, può cadere. Ti mostra un aikido che a uno sguardo esterno può sembrare
semplice e basico ma che in realtà trasmette molto di più. La percezione del compagno è totale,
sia fisicamente sia energicamente, la sua struttura, lo spazio fisico che occupa, la sua direzione e
tutto ciò che è percepibile. Ma soprattutto l’aikido di Ariga si basa sulla percezione di sé stessi. Sul
proprio posto nel mondo in quel momento, sulla propria direzione, su ciò che si può fare senza
dover usare la forza, senza dover costringere il nostro compagno a seguirci.
Il lavoro di questo weekend si è basato sul rilassamento e lo sblocco delle spalle, utilizzando movimenti
del corpo fluidi e morbidi, sperimentando il movimento degli assi per provocare uno squilibrio verticale.
Movimenti e direzioni a cui non tutti sono abituati e che possono far scricchiolare qualche granitica
certezza acquisita negli anni. E lì, il pittore Ariga ha mostrato tutta la sua arte attraverso una
visione della pratica, che completa il quadro nella mente prima ancora che sulla tela del tatami.
Quell’atmosfera che da lui partiva e metteva tutti a proprio agio, ci contagiava e ogni volta
che voltava lo sguardo si potevano vedere coppie di praticanti con il sorriso sulle labbra.

Io ho l’onore di conoscere Kaname Ariga da qualche anno. Lo incontrai anni fa nel mio viaggio in
Giappone e vi posso assicurare che quell’atmosfera era già presente durante le lezioni al Saku Dojo.
In quell’occasione abbiamo avuto il piacere di partecipare ad una classe di aikido bimbi,
tornando bambi a nostra volta. Questo weekend sono tornato nuovamente bambino mentre
praticavo. E quando esci dal tatami con il sorriso sulle labbra, ti volti e vedi il sorriso sulle facce
degli altri hai capito che eri nel posto giusto al momento giusto.
L’ennesima chicca regalata da Ariga Shihan è stata la richiesta, ad un certo punto del seminar, di
praticare in coppie formate da dan e kyu per dare l’opportunità a chi ancora non ha raggiunto lo shodan di
poter vivere al meglio tutta l’esperienza e godere appieno del suo messaggio.
Una cosa che non vedi tanto spesso in un seminar. Parafrasando un celebre astronauta si potrebbe
dire: “Un piccolo passo per uno Yudansha, un balzo da gigante per un Mudansha”.

Io la reputo una gran bella cosa, un esempio che qualche possessore di hakama a volte si
dimentica di seguire. Non per cattiveria ovviamente, ma solo perché si dimentica che una volta,
quella cintura bianca la indossava anche lui.
Ogni tanto ripenso a quei momenti in cui avevo la cintura bianca e mi muovevo, molto più di ora,
goffamente sul tatami. L’invito di Ariga mi ha fatto ripensare a quei momenti e l’ennesimo
sorriso mi è spuntato sulle labbra.
In questo e nel suo modo di trasmettere l’aikido si può dire che Ariga Shihan è come quel
compagno che non ti lascia mai indietro, quello che piuttosto rallenta per non farti sentire a
disagio se qualcosa non ti riesce. Il mondo avrebbe bisogno di più persone come Kaname Ariga.
Forse sarebbe un mondo migliore.
Posso certamente dire che sarà un piacere seguire Kaname Ariga Shihan negli anni futuri.
La mia pratica ne guadagnerà di certo. E anche il mio spirito.

Vorrei terminare questo mio fiume di pensieri con dei ringraziamenti. I classici ma sentiti
ringraziamenti che concludono un discorso, un articolo o un pensiero sincero quando qualcuno ti tocca il cuore.

Grazie a tutti quelli con cui ho praticato in questo bellissimo weekend.

Grazie a tutti quelli con cui non sono riuscito a praticare
con la promessa che ci vedremo al prossimo seminar.
Grazie a tutti quelli che ci hanno fatto ridere fuori dal tatami.
Grazie a tutto il direttivo del Musubi Aikido Italia che ha smosso
mari e monti per far sì che Ariga potesse tornare in Italia.
Grazie ai miei allievi che mi hanno seguito in questa avventura e si sono spesi in molti modi nei
due giorni di seminar. Vederli lavorare sul tatami con una voglia incredibile di imparare è bellissimo,
vederli sudare e ridere sapendo che la loro pratica si stava arricchendo è stata una soddisfazione.

È stato bello rivedere gli amici di sempre con i quali a volte è difficile vedersi ma che sai che una
amicizia vi lega in modo indissolubile. È stato bellissimo conoscere gente nuova. Anche questo è
uno di quegli aspetti dell’aikido che diamo a volte per scontato.
Creare connessioni, relazioni, amicizie. Che meraviglia.

E ovviamente un grazie a Kaname Ariga Shihan per tutto quello che ci ha dato con il gran cuore che
lo contraddistingue. Ci vedremo sicuramente l’anno prossimo a Napoli. Ma spero anche prima.

Infine, un ringraziamento speciale a due persone che considero più che amici. Praticamente di
famiglia. A voi posso solo dire questo: “Baci e bolle, baci e bolle!”, so che voi capirete.
A voi che siete arrivati a leggere fino a qui, mi auguro di vedervi su qualche tatami in futuro e
voglio ricordarvi che le porte del nostro Dojo sono sempre aperte. E le trovaste chiuse, beh, basta bussare.

Shugyo Dojo Musubi Genova.